Ebenezer Howard nasce a Londra nel 1850. A 15 anni lascia gli studi, impara la stenografia e fa diversi lavori. A 21 anni va negli Stati Uniti dove lavora in agricoltura – con due amici acquistano 65 ettari di terreno nel Nebraska e tentano di avviare una fattoria – e poi come stenografo per tribunali e commissioni parlamentari. Nel 1876 torna a Londra. Qui, dopo alcuni anni entra a far parte di circoli riformatori (segnatamente il movimento The Fellowship of the New Life fondato da Thomas Davidson) finché nel 1898 pubblica il libro “Tomorrow, a peaceful path to real reform” e l'anno dopo fonda la “Garden City Association” a Londra.
Nel 1902 ripubblica con poche varianti il libro con il titolo “Garden Cities of Tomorrow” che ha un buon successo e diviene l'opera fondamentale per la creazione del movimento per le Garden Cities.
Nel 1903 attraverso la Pioneer Company che ha costituito da poco, acquista 1.545 ettari di terreni agricoli della Letchworth Estate, 35 miglia a nord di Londra. A settembre dello stesso anno registra la First Garden City Ltd per la costruzione della città giardino di Letchworth.
Nel 1912 costituisce la "Associazione Internazionale della Città Giardino"
Nel 1919, a 16 anni dalla costituzione della First Garden City Ltd, l'insediamento di Letchworth raggiunge 10.000 abitanti e diviene “distretto urbano”. Nello stesso anno acquista con un gruppo di amici, senza supporto pubblico, circa 1.000 ettari a Welwyn, sempre a nord di Londra ma più vicino al centro (21 miglia) e l'anno dopo registra la Welwyn Garden City Ltd .
Sette anni dopo, nel 1926, Welwyn Garden City conta 4.077 abitanti e viene classificato “distretto urbano”.
Nel 1928 Ebenezer Howard muore. Nel 1939 Letchworth conta 18.000 abitanti,
Welwyn 15.000.
Oggi Letchworth conta 60.000 abitanti, Welwyn 40.500.
La teoria dei tre magneti
L'opera di Howard nasce dalla constatazione che “sia sommamente deplorevole il continuo afflusso di persone nelle città già sovraffollate, con il crescente spopolamento dei distretti rurali che ne consegue” [1] Sovraffollamento urbano e spopolamento delle campagne sono l'origine dei drammatici problemi sociali, culturali, economici prodotti dalla città industriale. Howard evita di analizzare le “numerosissime cause che, finora, indussero gli uomini ad accumularsi nelle grandi città . . .quali che siano state le cause, le quali agirono in passato e tuttora agiscono nel senso di attirare gli uomini verso le città, queste cause possono tutte essere riassuntivamente definite come “attrazioni”. . .” [2]
Howard individua la soluzione nel creare nuove “attrazioni” che superino quelle esistenti. I passi logici della teoria alla base del movimento per le città giardino sono semplici e chiaramente espressi.
“Ogni città può essere considerata come una calamita, ed ogni persona come un ago magnetico e, sotto questo profilo, appare subito chiaro come soltanto la scoperta di un metodo per costruire calamite, dotate di un potere ancora maggiore di quello posseduto dalle nostre città, possa effettivamente provocare la redistribuzione della popolazione in modo spontaneo e salutare.
Così presentato, il problema può apparire a prima vista difficile, se non impossibile, da risolvere.
Cosa mai si può fare, taluni diranno, per rendere la campagna più attraente, per il lavoratore quotidiano, della città . . .?”
“Ma in realtà non vi sono solo due alternative, come sempre si suppone – vita urbana e vita rurale – ma una terza ancora nella quale tutti i vantaggi della vita cittadina più esuberante ed attiva e tutte le gioie e bellezze della campagna, si ritrovano in una perfetta combinazione; e la certezza di poter vivere questa vita costituisce la calamita che darà i risultati per i quali noi tutti stiamo lottando – lo spontaneo muoversi della popolazione, dalle nostre affollate città verso il cuore della nostra buona madre terra, fonte insieme, di vita, felicità, ricchezza e potere.
Possiamo dunque considerare la città e la campagna come due calamite, ciascuna protesa ad attrarre gli uomini verso se stessa, una contesa in cui interviene una nuova forma di vita partecipe della natura d'ambedue.
Questo può essere illustrato da un diagramma con “Tre Calamite”, (v. fig 1) dove i principali vantaggi della città e della campagna sono espressi assieme agli svantaggi corrispondenti, mentre i vantaggi della Città Giardino appaiono liberi dagli svantaggi di ambedue.” [3]
Coerentemente con il suo spirito di riformatore, pragmatico e visionario al tempo stesso, Howard si occupa anzitutto della fattibilità economica di una simile impresa.
Fattibilità economica
La fattibilità economica della proposta si basa sull'acquisizione pubblica della rendita urbana assoluta.
Per costruire la “nuova calamita” della Città Giardino viene acquistata una sufficiente estensione di terreni agricoli, al prezzo di mercato dei terreni agricoli. L'acquisto è finanziato attraverso obbligazioni ipotecarie a tassi di interesse corrispondenti a quelli medi di mercato. La proprietà viene intestata a “quattro persone di solida posizione e indubbia onestà e rettitudine” [4] che divengono i garanti nei confronti dei futuri abitanti e dei proprietari delle obbligazioni.
I futuri abitanti della Città Giardino si impegnano a pagare annualmente ai Garanti i “canoni di superficie”, cioè canoni annuali in cambio dei quali ottengono il permesso di edificare le case di cui sono proprietari, in base al diritto anglosassone, non a tempo indeterminato ma per periodi molto lunghi ( building lease , 99 anni rinnovabili fino anche a dieci volte). I Garanti “dopo aver provveduto agli interessi [ delle obbligazioni] e al fondo di ammortamento [dell'investimento iniziale per l'acquisto del suolo agricolo], consegneranno l'importo rimanente al Consiglio del nuovo Comune [Consiglio di Amministrazione della Città Giardino] il quale lo impiegherà per la creazione e manutenzione di tutte le opere pubbliche necessarie, come strade, scuole, parchi ecc.”
Howard dedica i primi cinque capitoli del suo libro a dimostrare come i 30.000 abitanti “liberi proprietari della città” dovranno pagare un “canone-imposta” annuale molto basso, oltre i ¾ del quale sono destinati alla realizzazione e manutenzione delle opere pubbliche della città .
Queste economie, che rendono l'impresa fattibile e competitiva dal punto di vista economico, sono possibili perché “acquistando il terreno prima che esso sia valorizzato dall'immigrazione, gli immigranti ottengono delle aree ad un prezzo estremamente basso, e si assicurano l'incremento di valore conseguente per se stessi e per coloro che verranno in seguito”
Dimensione e modularità
L'idea della Città Giardino è rappresentata con diagrammi e descrizioni dettagliate. Ma Howard mette sempre in guardia: i diagrammi e le descrizioni sono del tutto indicativi di un'idea; il progetto potrà essere definito solo una volta scelto il sito e valutate le sue caratteristiche. Il progetto “probabilmente si discosterà molto” dai diagrammi e dalle descrizioni.
Ciò detto la città è immaginata al centro di un territorio di 6.000 acri (2.428 ha) di cui solo 1.000 ( 405 ha ) sono destinati alla edificazione e 5.000 (2.023 ha) all'agricoltura (v. fig.2).
Nei 405 ha sono previsti 30.000 abitanti, con una densità media territoriale di circa 74 abitanti /ha. Nel territorio agricolo vivono 2.000 persone. In totale la popolazione di Città Giardino è dunque di 32.000 persone.
L'insediamento è modulare. Se occorre accogliere un numero superiore di persone si fonda un'altra città. Non si esclude la possibilità che, ove le Città Giardino divengano numerose, si organizzino in un sistema articolato che può prevedere una “città centrale” più grande, che può raggiungere 58.000 abitanti (v. fig.3). Ciò non riduce la modularità della concezione che si ripropone al secondo livello (una “città centrale” ogni 6 Città Giardino tipiche di 32.000 abitanti)
Struttura
Il diagramma 3 (v. fig. 5) illustra uno dei sei settori in cui si articola la città ne chiarisce la struttura concentrica e radiale. Sei “magnifici corsi”, ognuno largo 36,5 m. attraversano radialmente la città dividendola in sei settori uguali. Al centro è collocato un “piacevole e ben irrigato giardino” di poco più di 2 ha attorno al quale “sorgeranno . . .i principali edifici pubblici, municipio, auditorium principale, teatro, biblioteca, museo, ospedale”. La successiva corona circolare, delimitata da una galleria vetrata (“Crystal Palace”) di forma anulare con funzioni espositive e commerciali, è occupata da un parco pubblico di 58 ha, che comprende vasti campi di gioco.
Procedendo verso la periferia si incontrano due serie di spazi lottizzati per la costruzione di case “singole o accostate” in lotti in genere di 6m x 40m delle quali si raccomanda “grande varietà tipologica ed architettonica”. Si attraversa poi il grande viale (“Grand Avenue”) di eccezionale larghezza (128 m) lungo il quale le case sono distribuite a formare dei “crescent”, “così da accentuare anche visivamente la già splendida ampiezza dell'arteria”, che ospita in sei aree (1,6 ha ciascuna) altrettanti edifici scolastici e i loro giardini. Il grande viale costituisce in effetti una sorta di parco urbano complementare di 47 ha. Oltre il viale sono collocate altre due corone di lotti residenziali; complessivamente il numero dei lotti è di 5.500 per l'intera Città.
L'anello esterno della città è destinato ad attività produttive (fabbriche, depositi, centri distributivi ecc) che possono accedere alla “linea ferroviaria circolare (“circle railway”), che circoscrive la città ed è collegata mediante raccordi laterali alla linea ferroviaria principale (main railway line”) che attraversa la zona” e collega le Città Giardino tra loro e alla Città centrale (v. figg. 2 e 3).
Ebenezer Howard, “Garden Cities of Tomorrow”, trad. it. “L'idea della città giardino”, Calderini, Bologna, 1962, p.2
Ivi, p.4
Ivi, pp. 4-6
Ivi,p. 9
Ivi, pp. 9-10
In particolare su un canone/imposta annuale di 64.000 sterline, 9.600 (15%) andranno a pagare, come “compenso al proprietario” gli interessi sull'investimento iniziale per l'acquisto del terreno agricolo (obbligazioni); 4.400 (7%) andranno al fondo di ammortamento trentennale dell'investimento iniziale; 50.000 (78%) andranno “a tutte quelle spese cui altrove si provvede con le imposte comunali” e cioè strade, scuole, giardini ecc
Ivi, p 41. Deve dirsi che H. ha una concezione ancora primitiva delle rendita urbana, che fa derivare non dal risparmio sui costi del trasporto e dai fattori agglomerativi delle industrie (vedi i modelli classici della rendita e della localizzazione industriale), bensì dalla “migrazione della popolazione verso una determinata area” (p.20) che di quei fattori è la conseguenza. |