IL PIANO REGOLATORE DI NATHAN E SANJUST (1909)
ANTEFATTI
Poco dopo l’approvazione del piano del 1883 il Governo De Pretis
approva una nuova legge (n. 1482 dell’8 luglio) che
stabilisce un ulteriore prestito di 150 milioni di lire
al Comune di Roma per la realizzazione di opere pubbliche.
Ciò contribuisce, assieme all’abolizione del “corso
forzoso” che da qualche anno ha riaperto l’Italia ai
capitali internazionali, a creare una nuova attenzione
degli investitori per l’edilizia romana.
Inizia così la “febbre edilizia” che nei successivi tre quattro
anni vedrà l’apertura di numerosissimi cantieri e la
produzione di oltre 15-20.000 vani l’anno. Le statistiche
diranno che tra il 1881 e il 1891 (in realtà soprattutto
nei primi anni del decennio) a Roma si sono costruiti
119.200 nuovi vani a fronte di un aumento di 110.989
nuovi abitanti residenti.
Ma già tra la fine del 1886 e il 1887 la produzione edilizia si riduce
e alla “febbre” subentra la “crisi”. Di 470 cantieri
aperti in città all’inizio del 1887 l’80% chiuderà prima
della fine dell’anno Insolera stima che negli anni della
crisi 29.000 operai edili siano stati rimandati nei
paesi di origine con il foglio di via . La crisi di sovra produzione è ancora
forte nel 1890: in quest’anno dei 361.985 appartamenti
censiti nell’intera città uno ogni quattro (88.926)
è vuoto. Altro indicatore della crisi che ha colpito
l’economia romana ed in particolare il suo settore portante
che già in questi anni è l’industria delle costruzioni,
è il valore dei titoli della Società Immobiliare: dalle
1.260 lire del 1887 è sceso a 114 lire nel 1892.
La crisi dell’intera economia romana durerà piuttosto a lungo . Nel corso degli anni ’90, secondo il censimento del
1901, l’incremento della popolazione è stato di soli
38.317 unità, cioè circa un terzo di quello verificatosi
nel decennio precedente. L’incremento delle nuove stanze
di abitazione realizzate è sceso dalle 119.200 degli
anni ‘80 a 12.500, cioè un decimo, degli anni ‘90.
Con il primo governo Giolitti l’attenzione alle sorti della
capitale aumenta, e l’8 luglio 1904 il Parlamento
approva la legge n. 320 (1° legge Giolitti per
Roma) che stabilisce prestiti garantiti dallo Stato,
finanziamenti e sostegno anche attraverso la concessione
di aree fabbricabili per le cooperative di case popolari,
e introduce la possibilità per i Comuni di applicare
una tassa sulle aree fabbricabili nella misura
massima dell’1%.
La seconda legge Giolitti per
Roma (n. 502 dell’11 luglio 1907) permetterà alla sola
città di Roma, di alzare il limite della tassa
dall’1% al 3%. La tassa sarà applicata al valore dell’area
dichiarato dal proprietario, lo stesso valore in base
al quale verrà calcolata l’indennità nel caso di espropriazione
(possibile, stabilisce la legge, su tutte le aree inserite
nel nuovo piano regolatore). L’intenzione del legislatore
è di pervenire ad una dichiarazione corretta: se troppo
bassa, il proprietario corre il rischio di vedersi espropriato
con indennizzo basso; se troppo alta dovrà pagare una
tassa esorbitante. In realtà, nonostante la grande energia
profusa da Ernesto Nathan, che fra pochi mesi
sarà eletto sindaco di Roma dal Consiglio Comunale a Roma la nuova tassa sarà applicata
pochissimo, e sarà comunque uno dei motivi della caduta
di Nathan
Nei 25 anni di vigenza il piano del 1883 è stato in buona parte realizzato,
soprattutto per le previsioni di nuovi quartieri. Sono
stati realizzati anche molti insediamenti “fuori piano”.
In molti casi si tratta di convenzioni, anche
di grandi dimensioni, che il Consiglio comunale approva
e che vengono poi inserite come varianti nel
Piano.
Il più importante tra i quartieri realizzati “fuori piano” è il quartiere
Ludovisi, la cui costruzione si compie grazie ad
una convenzione stipulata tra il Principe Ludovisi e
il Comune di Roma nel 1986. Convenzione non prevista
nel piano approvato tre anni prima e che provocherà
la totale distruzione della Villa Ludovisi, una
delle più belle di Roma, nota in tutta Europa.
Fuori piano sono anche l’edificazione di S. Lorenzo o gli insediamenti
industriali lungo la Casilina e la Prenestina, o
all’interno delle mura, l’edificazione lungo la via
Carlo Felice, per due terzi realizzata prima del 1909.
Tra le opere pubbliche realizzate nei 25 anni di vigenza del Piano del
1983 si possono ricordare: il monumento a Vittorio
Emanuele II, la cui realizzazione, dopo una lunga
vicenda concorsuale, viene avviata nel 1885 sul progetto
dell’arch. G. Sacconi: il monumento sarà inaugurato
nel 1911 in occasione del cinquantenario dell’unità
d’Italia, ma i lavori verranno ultimati solo nel 1925.
Nel 1911 è inaugurato anche il Palazzo di Giustizia tra il lungotevere
e piazza Cavour, la cui prima pietra era stata posata
nel 1889. In quegli anni, grazie alla legge del 1881
e alle successive integrazioni, si avviano le sedi della
Banca d’Italia a via Nazionale (1886-1992), del
Policlinico a Castro Pretorio, dell’Ospedale
militare del Celio (1885-1891) l’Acquario
romano a piazza Fanti. Vengono avviate altre sedi ministeriali
(Ministero dell’Agricoltura ecc) e realizzati numerosi
ponti sul Tevere (ponte Garibaldi 1887-1888;
Ponte Margherita per collegare il quartiere Prati, 1886-1891;
ponte Umberto, 1895; ponte Cavour, 1901)
Il nuovo Mattatoio tra il Tevere e il Monte dei Cocci a Testaccio
(arch. Ersoch) viene iniziato nel 1887 e completato
cinque anni dopo.
Nel 1886 si avvia la realizzazione del Parco del Gianicolo;
l’anno seguente viene approvata la variante al piano
del 1883 che vincola l’area archeologica monumentale
tra S. Giorgio al Velabro, il Foro Traiano, le Terme
di Tito e Porta S. Sebastiano,
Nel 1890 vengono aperti lo scalo ferroviario di Porta Maggiore
e le Stazioni di Trastevere e Tuscolana
Nel 1907 inizia la costruzione del quartiere S. Saba (ICP,
arch Q. Pirani e G. Bellocci, 546 alloggi per circa
2.500 persone)
Il 10 febbraio 1909 viene adottato in Consiglio il nuovo Piano
Regolatore. Il sindaco è Ernesto Nathan (eletto
poco più di un anno prima, il 25 novembre 1907) e il
tecnico che redige il Piano è Edmondo Sanjust di Teulada: Il Decreto legge
di definitiva approvazione sarà emanato dal Re
il 29 agosto dello stesso anno.
L’elezione
a sindaco di Ernesto Nathan interrompe la gestione aristocratica
del Comune di Roma che era durata per 37 anni. La figura
di Nathan, figlio di quella Sarina Levi Nathan che era
stata attivissima sostenitrice di Giuseppe Mazzini e
punto di riferimento per i giovani mazziniani, e la
vittoria del blocco popolare sono i due fattori principali
che per una stagione, breve ma intensa, sottraggono
Roma al tradizionale dominio della curia
e la inseriscono in un ambito culturale e politico
europeo.
Uno
dei frutti di questa stagione è il nuovo piano regolatore
e di ampliamento, che a differenza dei precedenti, ha un respiro europeo.
L’occasione in cui il nuovo clima culturale della capitale
si esprime compiutamente è la celebrazione del cinquantenario
dell’unità d’Italia (1911). La necessità di “preparare
la città” a questo evento è uno dei motivi che spingono
il nuovo sindaco ad affidare ad un tecnico esterno,
di provata competenza, la redazione del nuovo piano
e ad accelerarne la redazione e l’approvazione. Lo svolgimento
delle celebrazioni cui partecipano alcuni dei più prestigiosi
artisti ed intellettuali europei (numerosi gli artisti
della secessione Viennese, fra i quali Gustav Klimt),
e la realizzazione tra valle Giulia e l’area del futuro
quartiere Mazzini della grande Esposizione (in due sezioni:
etnografica e regionale sulle aree in riva destra, di
Belle Arti su quelle in riva sinistra) confermano il
nuovo clima che si respira nella capitale. Purtroppo
dopo due anni, il 4 dicembre 1913 l’esperienza di Nathan
si concluderà, il blocco popolare perderà la maggioranza
in Consiglio Comunale e in Campidoglio torneranno i
sindaci dell’aristocrazia papalina.
Dimensionamento del Piano
Il Piano si riferisce ad un territorio di circa 5.000 ha, grosso
modo coincidente con quello compreso all’interno della
cintura ferroviaria. E’ dimensionato per un aumento
di popolazione di circa 516.000 abitanti, che corrisponde
al raddoppio della popolazione residente. I nuovi
quartieri che dovranno ospitare questa popolazione
si estendono per circa 1.290 ha; la densità territoriale
media è quindi di circa 400 ab/ ha. In effetti
essa è più alta nei quartieri edificati con i tipi del
“fabbricato”, più bassa inquelli “a villini”
Struttura del Piano:
-
Un organismo “circondato”
da un grande viale (larghezza = 60 m; lunghezza = 25
km) che in parte corrisponde alla cintura ferroviaria.
-
Espansione non uni-direzionale:
i nuovi quartieri sono previsti nei diversi quadranti,
con pesi e caratteristiche diversie con un disegno della
maglia viaria e degli isolati piuttosto accurato
-
Introduzione dei due
tipi edilizi (fabbricati e villini) e del tipo “villa”
all’interno delle aree classificate “parchi e giardini”.
E’ la distribuzione dei diversi tipi edilizi a caratterizzare
il disegno del piano.
-
Due grandi aree verdi,
a nord tra la via Flaminia e la via Salaria, a sud ovest
tra via dei Quattro venti, S. Pietro e ilgrande viale
di circonvallazione.
-
Grandi attrezzature:
città universitaria; zona industriale e di servizi a
Ostiense; aree di Vigna Cartoni (valle Giulia- sezione
artistica) e di piazza d’Armi (sezione etnografica)
per l’Esposizione del cinquantenario (1911)
Nuovi quartieri: grandi
Piazza d’Armi- Mazzini
160 ha
Flaminio (p.zza G. da Fabriano)
81 ha
Piazza Verbano
62 ha
Piazza Bologna
103 ha
Appio-Tuscolano (Re di R. e Tusc) 209
ha
615 ha
minori
S. Maria d. Fornaci
22 ha
Gianicolo-Montev. (Pzza R. Pilo)
47 ha
Portuense, Pta S. Paolo, Paisiello
127 ha
196 ha
aree per Villini, parchi e giardini
479 ha
Totale
1290
(abitanti
previsti = 516.325, densità media = 400 ab/ha)
Rete stradale
A differenza che nei piani precedenti nel piano del 1909 si cerca di ridurre
al minimo la necessità di attraversare il centro storico,
interpretato come la “parte elegante” della città. Si
mantengono solo alcune previsioni di demolizioni essenzialmente
per garantire i collegamenti est-ovest tra il quartiere
Ludovisi (ormai quasi completamente realizzato) e il
nuovo,grandequartiere Mazzini, e tra piazza Venezia
e Porta Maggiore.
L’infrastruttura di collegamento tra i nuovi quartieri che dovranno accogliere
una popolazione pari a quella già residente nella città
è costituita dal grande viale di circonvallazione, largo
60 m e lungo 25 km. Su questo grande anello si attestano
le arterie nuove che servono i quartieri, arterie che
a loro volta sorreggono la viabilità locale. Un sistema
viario che tende a portare all’esterno il traffico di
collegamento tra le parti della città nuova e serve
anche le due grandi areee verdi, che entrano così a
far parte dell’intero organismo urbano.
La viabilità di quartiere è poi studiata in modo da comporre il disegno
degli isolati, i sistemi di piazze e gli allineamenti,l’alternanza
tra spazi edificati e spazi verdi, secondo schemi in
genere piuttosto variati, attenti alla composizione
spaziale e alla morfologia dei luoghi. Particolarmente
significativi gli schemi con i quali si risolvono i
quartieri Mazzini, Flaminio e Appio
Tuscolano.In quest’ultimo, il più ampio come estensione e numero di abitanti previsti,
la composizione è assai variata e attenta, tranne che
nel settore a cavallo della cintura ferroviaria tra
l’Appia Nuova e l’Appia Antica, dove il disegno degli
isolati appare approssimativo.
Tipi edilizi:
Fabbricati: h max = 24 m (poi diventerà 28 nel 1914 e 30 nel 1923) (in
rosso nella mappa)
Villini: Piano terra sopraelevato + due piani con distacchi su tutti i lati (minimo 4 m) e trattamento
verde del suolo; “lo spazio coltivato a giardino” dovrà
essere “non inferiore complessivamente al triplo della
superficie del fabbricato” (Reg. Spec. art. 8). In altri
termini la superficie coperta del villino è ¼ del lotto
(in verde pieno
nella mappa)
Parchi e giardini: edificabile 1/20 dell’area (in verde scontornato nella mappa)
Le caratteristiche dei tipi edilizi sono fissate nei
regolamenti edilizi (generale e speciale) del 1912
(ancora sindaco Nathan) chestabiliscono anche i
rapporti tra larghezza delle strade e altezza degli
edifici.
Per i fabbricati il regolamento edilizio speciale
prevede:
-
entro le mura h = 1,5
x larghezza strada;
-
fuori le mura h = 1,2.
x larghezza strada
-
è sempre ammessa la
h minima =14 m (per le strade esistenti da 8 m)
“Dopo
le non felici esperienze dei primi due piani regolatori,
il Sanjust individuò nella differenziazione dei tipi
edilizi lo strumento più idoneo per un reale controllo
della crescita della città. Rispettando i vincoli tipologici
(fabbricati, villini, abitazioni nelle zone verdi) si
sarebbe potuta infatti determinare, invece della tradizionale
espansione compatta e indiscriminata, una serie alternata
di zone più o meno densamente abitate. Su questa base,
e quindi sulle differenti densità, erano dimensionate
tutte le previsioni tecniche del Piano, dalla rete delle
fognature alle sezioni stradali, alle attrezzature pubbliche.”
Vi sono parti della città consolidata attuale che mostrano
ancora oggi quale sarebbe potuta essere la qualità urbana
se il piano di Sanjust fosse stato attuato con maggiore
coerenza. Ciò sia per le zone ove era prevista una edificazione
con i tipi dei fabbricati, come in alcune parti del quartiere Mazzini, intorno
a piazza Verbano, o a piazza Bologna, sia per le zone
ove era prevista una edificazione a villini.
Ma già dopo soli otto anni dal regolamento del 1912,
con il nuovo regolamento del 1920 redatto sotto la pressione
dei proprietari delle aree destinate a villini che pretendevano
di poter realizzare edifici di maggiori dimensioni,
si permetterà di sostituire ai villini le palazzine: cioè un nuovo tipo edilizio che nei decenni successivi
diventerà, assieme agli intensivi che sostituiscono i fabbricati, la forma più diffusa
della crescita urbana.
“Il
Piano regolatore del 1929 ebbe, nei 25 anni della sua
validità, una vita molto difficile. Già nel 1916 fu
insediata, con il cambio dell’amministrazione, una commissione
con il compito di verificarne l’attendibilità, e nel
1925-26 fu elaborata una variante che, pur se non divenne
mai operante, di fatto si sostituì ad esso. Solo una
parte delle sue previsioni fu quindi realizzata in tegralmente.”